Una mancata comunicazione tra aereo e enti preposti ha destato parecchie preoccupazioni e apprensione. Ecco quali sono state le contromosse.

Difesa in apprensione

Con la situazione che si sta vivendo nell’est europeo, qualsiasi velivolo sospetto o non identificato viene messo subito sotto osservazione.
Fortunatamente, la sicurezza nazionale per quanto riguarda il cielo, è sempre molto alta. Soprattutto in questo periodo in cui i Russi hanno identificato l’Italia come un nemico della Russia, il livello di attenzione è perennemente molto alto.
L’episodio accaduto solamente pochi giorni fa è la testimonianza vera di quanto appena scritto.

Ecco cosa è successo

Tutto ciò si è svolto nella giornata del 17 luglio. Sfortunato protagonista dell’evento, un ultraleggero decollato dall’Isola d’Elba. Nel mirino della sua destinazione: l’aeroporto di Bresso.
L’aereo però, mentre era in volo, non ha risposto al controllo della sicurezza, mettendo così in allerta gli organi preposti che stavano monitorando il volo da terra.
Per scoprire cosa stava accadendo, sono stati inviati due caccia Eurofighter per cercare di far luce sulla questione.
Gli scenari possibili erano molteplici, tra tutti, quello meno probabile di un attacco o quello un po’ più probabile della perdita del controllo dell’ultraleggero da parte dei piloti alla guida.
Per questo motivo, da parte dei due caccia è stata effettuata subitamente la procedura prevista in questi casi della “visual identification”.
A svolgere tali procedure è stato proprio il Comando Operazioni Aerospaziali di Poggio Renatico e gli enti della Forza Armata che si occupano della sorveglianza dei cieli nazionali e Nato.
Una volta appurato che l’ultraleggero non rappresentava alcun tipo di pericolo, i due caccia hanno “accompagnato” il velivolo fino alla zona di atterraggio.
Insomma, un falso allarme per la sicurezza nazionale, fortunatamente. Sicuramente dopo quest’episodio chiunque deciderà di sorvolare i cieli italiani, studierà attentamente le zone da evitare per non creare disguidi.

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