La tragica vicenda dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo il 7 luglio ha scosso l’opinione pubblica. La vittima, una ragazza di 19 anni, ha deciso di rompere nuovamente il silenzio e condividere la sua storia. Ma c’è di più. La giovane sarebbe stata vittima anche di un’aggressione il giorno successivo alla sua denuncia.

Un’aggressione inaspettata

Il 8 agosto, tutti erano a conoscenza della sua denuncia. Incontrandola al Borgo Vecchio, il suo fidanzatino l’ha schiaffeggiata in pubblico. Gli inquirenti ritengono che l’abbia fatto perché i colpevoli erano suoi amici. Questa rivelazione aggiunge un ulteriore livello di tragedia alla già dolorosa vicenda.

Trasferimento e sfogo sui social

Dopo l’incidente, la ragazza si è trasferita in una casa protetta lontano da Palermo. Ha usato i social media per esprimere il suo dolore e la sua frustrazione. Ha condiviso la sua storia su Instagram, dove ha denunciato gli insulti ricevuti online:

“Perché dovrei cambiare quella che sono per paura di come mi vesto? Io devo rinunciare al mio essere per dare soddisfazione a persone che mi giudicano? Non voglio scendere nei particolari, ma sono stata molestata anche quando ero vestita accollata fino al collo, per un sorriso. Basta con gli insulti. Mi fate ribrezzo, e pensare che stavo cadendo nella vostra trappola. Siete delle bestie. Siete solo degli schifosi. Io posto quello che voglio, non è che se mi dite tro.. cambia qualcosa nella vostra misera vita. Non guardatemi e basta. Per colpa vostra il mondo è pieno di fanghi generati da voi e i vostri concetti”

Una lettera a “Zona Bianca”

La vittima ha anche scritto una lettera al programma televisivo “Zona Bianca” di Rete4. Nella sua lettera, ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla “rieducazione” degli stupratori. Si chiede come sia possibile rieducare qualcuno che ha causato così tanto dolore e poi lasciarlo libero:

“Ho sentito parlare di ‘rieducazione’ per gli stupratori. Ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza? Perché lasciarmi condizionare l’esistenza così tanto da persone che vogliono solo questo? Devo andare avanti, voglio farlo, controvoglia, ma devo riuscirci. Non solo perché voglio una vita migliore ma anche per mia madre, che nonostante fosse molto malata e bloccata a letto, si faceva sempre vedere col sorriso”.

Nonostante le sfide, questa giovane donna ha scelto di parlare e condividere la sua storia. La sua determinazione a cercare giustizia e a non lasciarsi abbattere dagli haters è ammirevole. La società deve fare di più per proteggere le vittime e garantire che gli aggressori siano puniti.

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