Il grande problema irrisolto dei commenti

Il più grande problema dei social, che li accompagna dalla loro nascita fino ai giorni d’oggi, sono i commenti. Tutte le persone hanno il diritto di dire la propria opinione e i social, soprattutto Facebook, hanno dato la possibilità a queste opinioni di circolare ed esser lette da tutta Italia. Ultimamente però, è molto facile leggere commenti un po’ sopra le righe in qualsiasi post pubblico: sicuramente tutti noi seguiamo almeno una pagina molto popolare e non ci sarà difficile, aprendo la sezione commenti, selezionare in pochissimi secondi, 1 o più commenti espressi in modi non del tutto amichevoli, anzi.
Tutto ciò è dato dalla scarsa (se non assente) gestione dei commenti. Questa mossa è altamente democratica ma apre la strada a migliaia di persone che non sono realmente interessate a discutere di un determinato argomento ma commentano solamente per offendere o recare danno al titolare della pagina.
Molto spesso, dietro uno schermo il rispetto per le persone viene meno. Infatti, è proprio ciò che è successo al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Non erano semplici minacce postate su un social

“Muori male, e magari per mano del popolo”

Così recitava il commento di una 50enne milanese sotto il post riguardante le dichiarazioni di Luigi Di Maio sulla situazione ucraina.
La donna è una casalinga con un marito e figli. L’identità è rimasta celata per motivi di privacy, ma da oggi in poi le sarà molto difficile lasciare ripetutamente commenti simili sui post del Ministro degli Esteri.
Il pesante sfogo della donna, non sarebbe mosso da ideologie o idee politiche, ma nonostante questo, le sue minacce di morte le hanno fatto “guadagnare” una denuncia.
La Digos milanese infatti, l’ha prontamente rintracciata e raggiunta.
Dopo la perquisizione, è risultato che la donna non risulta inscritta a nessun partito politico e non milita neanche tra le fila dei movimenti No Vax e No pass.
Quindi i suoi commenti, animati da fervente odio, sono solo la testimonianza di un disagio, un malcontento, una frustrazione che si è riversata nella sezione commenti del post.
Alla cinquantenne sono poi stati sequestrati la carta sim e il cellulare stesso. Anche il suo profilo Instagram è stato temporaneamente messo in stand-by dalla polizia postale che, tramite gli accertamenti del caso, può così utilizzare le sue minacce scritte come elementi di prova.
Ma la casalinga non è la sola. Altre due perquisizioni sono state effettuate a Vicenza e Udine. Anche in questi due casi, nei telefoni erano presenti account che inviavano al profilo di Luigi Di Maio intimidazioni del tipo:
“Non ci sono parole per descrivere, vai solo buttato nel rusco”
O commenti come:
“Si dai, armateci e decideremo poi a chi vogliamo sparare”

Ora l’indagine prosegue grazie alla Digos e alla Polizia Postale, coordinate entrambe dalla procura di Roma.

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