MARIO DRAGHI, LUIGI DI MAIO

Col trascorrere dei giorni, il conflitto sul suolo ucraino non sembra placarsi e con il protrarsi delle ostilità, iniziano a serpeggiare tra i pensieri dei più, la convinzione che l’Italia possa effettivamente schierare le sue forze armate per fronteggiare in via diretta il Cremlino.

Gli aiuti predisposti dall’Italia

Negli ultimi giorni, il consiglio dei ministri ha approvato un testo di legge nel quale viene accordato il permesso di inviare “mezzi, materiale ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina”.
Questo decreto ha validità fino al 31 dicembre, se non si considerano imprevisti vari, come lo scioglimento anticipato delle camere.
Nel documento poi, sono descritte in maniera dettagliata tutte le misure da adottare per quanto riguarda l’accoglienza e l’assistenza alle persone che, scappando dal conflitto, cercano aiuti dall’unione europea. Ma non solo, per contenere il “flusso migratorio” diretto alle frontiere europee, è stato previsto anche di prestare soccorso direttamente sul suolo della stessa Ucraina. A tutto questo, si aggiunge un potenziamento dei CAS (Centri Accoglienza Straordinaria) e SAI (Sistema di accoglienza e integrazione).
I mezzi militari che è stato accordato mandare alle forze capitanate da Zelensky, non sono del tutto noti, anzi. Quel che si sa, è che verranno inviati in Ucraina (secondo il Corriere della Sera) missili Spike controcarro, missili antiaerei Stinger e mitragliatrici di vario tipo (con annesse munizioni).
Non si parla quindi di risorse umane: i militari italiani rimarranno in patria al momento. A riprova di ciò, c’è la questione NATO. Effettivamente l’Ucraina non fa parte di suddetta organizzazione e quindi di conseguenza, i paesi che ne fanno parte, non hanno diritto ad attaccare in quanto l’attacco russo non è rivolto ad un paese membro. La vicinanza geografica non è abbastanza per giustificare una mossa da parte della NATO, soprattutto perché tale mossa, vorrebbe dire guerra aperta.

Le direttive del governo italiano

MARIO DRAGHI, LUIGI DI MAIO

Sembra quindi ancora difficile, anche se non impossibile, una partecipazione attiva dell’Italia nel conflitto russo-ucraino. Almeno non in tempi brevi.
Anche il ministro degli esteri Di Maio cerca di tenere toni pacati:

“Se noi interveniamo in maniera compatta come Unione Europea e facciamo quello che ci viene chiesto di fare, l’Italia non sarà in guerra. L’Unione Europea compatta è la più grande potenza mondiale di pace”.

A queste parole, si uniscono anche quelle dell’attuale premier Mario Draghi:

“Lo stato di emergenza umanitaria ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell’Italia all’Ucraina. è un impegno di solidarietà che non avrà conseguenze per gli italiani”.

Le parole dei due politici, sono la testimonianza di una tendenza a calmare le acque e ad evitare qualsiasi tipo di conflitto. Gli italiani per ora possono essere tranquilli, ma hanno il dovere di rimanere vigili in caso il conflitto si estendesse, ingrandendosi, sempre più verso ovest.

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